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Il ruolo cruciale delle zone umide nella lotta al cambiamento climatico: gestione, emissioni e soluzioni sostenibili

Zone umide italiane, progetto di vallicoltura estensiva Valle Bertuzzi, realizzato da Green Future Project
Zona Umida

Gestione delle terre per l'assorbimento del carbonio

Le terre con suoli organici e umidi sono cruciali per il mantenimento dell'equilibrio del carbonio del nostro pianeta, poiché contengono una quantità significativa di carbonio organico. Tuttavia, le attività umane, come il drenaggio, l'agricoltura, la silvicoltura, l'estrazione di torba e l'acquacoltura, possono alterare questo delicato equilibrio, portando a un aumento delle emissioni di gas serra, tra cui il carbonio (CO₂), il metano (CH₄) e il protossido di azoto (N₂O). L'ossidazione della sostanza organica del suolo è uno degli effetti diretti che può contribuire ad aumentare le emissioni di carbonio e azoto.

La gestione delle terre con suoli organici e umidi gioca un ruolo centrale nell'affrontare il cambiamento climatico. Le linee guida IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) del 2006 stabiliscono che è buona pratica trattare le terre gestite come un proxy, ovvero un indicatore, per le emissioni e i rimossi antropogenici, e queste direttive vengono ulteriormente dettagliate nel Wetlands Supplement. Il Supplemento fornisce metodologie aggiornate per stimare le emissioni e i rimossi dai suoli organici che sono stati drenati per vari scopi, come la produzione agricola, la silvicoltura o la creazione di acquacolture, e successivamente ripristinati attraverso pratiche di riempimento o ri-saturazione (ad esempio, ripristino delle torbiere).

Gestire le emissioni nelle terre umide: approcci e metodologie per suoli organici e costieri

Il capitolo 3 del Wetlands Supplement offre una guida dettagliata per la valutazione delle emissioni di gas serra (CO₂, CH₄, N₂O) provenienti dai suoli organici umidi ripristinati, distinguendo per regione climatica e fornendo metodologie di livello superiore. Si pone particolare attenzione sul ripristino delle zone umide, che spesso include il processo di ri-saturazione (ripristino del livello di saturazione dell'acqua nei suoli), per ridurre le emissioni di gas serra o per favorire la conservazione della natura. In generale, la riforestazione o il ripristino delle vegetazioni danneggiate, attraverso il riempimento, sono interventi che contribuiscono a ridurre l'ossidazione e le emissioni.

Nel caso delle zone umide costiere, come le mangrovie e le praterie di fanerogame marine, la gestione delle acque salmastre e il drenaggio hanno un impatto diretto sulle emissioni e sui rimossi di gas serra. Le linee guida nel capitolo 4 del Wetlands Supplement offrono indicazioni su come stimare questi impatti, considerando attività come l'acquacoltura, la produzione di sale e la gestione delle mangrovie, che possono causare cambiamenti nell'uso del suolo ma che, se gestite correttamente, possono ridurre le emissioni.

Per le zone umide interne con suoli minerali, il capitolo 5 fornisce nuove metodologie per stimare le emissioni e i rimossi di gas serra da suoli drenati e ripristinati, nonché da terre umide create per intervento umano, come nel caso della creazione di zone umide per la conservazione. In queste aree, l'uso di metodi aggiornati per calcolare il cambiamento delle scorte di carbonio nel suolo e l'adozione di fattori di emissione aggiornati per il metano (CH4) sono fondamentali per garantire una gestione efficace e coerente con le linee guida IPCC.

La gestione sostenibile delle terre umide, quindi, non solo aiuta a proteggere la biodiversità, ma può anche svolgere un ruolo cruciale nella mitigazione del cambiamento climatico, contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra e a migliorare la qualità del carbonio del suolo. Con il continuo aggiornamento delle metodologie e delle linee guida, come quelle contenute nel Wetlands Supplement, è possibile ottimizzare le pratiche di gestione per favorire la conservazione e ridurre l'impatto delle attività umane sulle terre con suoli organici e umidi.

Zona umida Valle Bertuzzi, in Italia, progetto di vallicoltura estensiva di Green Future Project

La vallicoltura estensiva di Valle Bertuzzi come esempio di gestione sostenibile delle zone umide

La vallicoltura estensiva, praticata in aree come la Valle Bertuzzi, rappresenta una forma di acquacoltura che valorizza l’interazione tra attività umane ed ecosistemi naturali. Questo approccio si basa sull'allevamento del pesce in bacini lagunari mantenuti in equilibrio attraverso una gestione idrica sostenibile, senza ricorrere a tecnologie avanzate, alimenti artificiali e fertilizzanti.

Gli interventi umani si limitano a operazioni fondamentali, come il ripescamento e la regolazione dei flussi idrici tramite sistemi di chiuse e canali. La produttività dipende interamente dall’ambiente naturale: la vegetazione acquatica, i nutrienti del suolo e la qualità delle acque creano le condizioni ideali per la crescita delle specie eurialine, come cefali e anguille, che seguono cicli migratori regolati dalla dinamica idraulica delle valli.

Questo modello non solo preserva la biodiversità e le funzioni ecologiche delle zone umide, ma contribuisce anche alla regolazione del carbonio negli ecosistemi. La biomassa di alghe, vegetazione e materia organica nei sedimenti agisce come un importante serbatoio di CO₂, mitigando le emissioni climalteranti. Tuttavia, i processi biologici in queste aree, come la decomposizione anaerobica, possono generare gas serra come metano (CH₄), richiedendo un monitoraggio costante per mantenere l'equilibrio.

Inoltre, il deterioramento della qualità delle acque e la perdita di connessioni idrauliche originarie, come osservato nella Valle Cantone, possono compromettere l’intero ecosistema. Progetti di ripristino ambientale, mirati a riattivare i flussi idrici e a recuperare la funzionalità delle zone umide, sono essenziali per ristabilire le condizioni ambientali ideali, promuovendo al contempo la conservazione e la sostenibilità.

Zona umida Valle Bertuzzi, progetto di vallicoltura estensiva in Italia realizzato da Green Future Project

La vallicoltura estensiva, con i suoi contenuti costi di gestione e il minimo impatto ambientale, rappresenta dunque un modello virtuoso per integrare esigenze economiche e tutela ambientale, dimostrando come un uso razionale delle risorse naturali possa generare benefici sia per l’uomo che per l’ecosistema.