L’effetto serra è un fenomeno naturale fondamentale per la vita sulla Terra, poiché consente di mantenere una temperatura idonea per la sopravvivenza delle specie. Tuttavia, con l'inizio della Rivoluzione Industriale, le attività umane hanno aumentato la concentrazione di gas ad effetto serra, come l’anidride carbonica (CO₂) e il metano (CH4), contribuendo significativamente ai cambiamenti climatici.
Le conseguenze del cambiamento climatico sono evidenti e si manifestano in eventi meteorologici estremi e variazioni stagionali che influenzano ecosistemi, cicli naturali e condizioni economiche e sociali. Agricoltura, risorse idriche e settori come turismo e pesca ne risentono, mentre le comunità locali devono adattarsi alla gestione di risorse sempre più scarse.
Le aziende, essendo tra le principali fonti di emissioni di CO₂e, devono svolgere un ruolo centrale nella riduzione degli impatti ambientali. Il primo passo è misurare la propria carbon footprint, ovvero una fotografia annuale delle emissioni prodotte dall’impresa. Questa analisi permette di monitorare il trend delle emissioni nel tempo e di individuare le aree critiche in cui intervenire per ridurle.
Sempre più aziende stanno orientando i loro obiettivi strategici verso la carbon neutrality o il raggiungimento del Net Zero entro il 2050, seguendo standard internazionali, il Protocollo di Kyoto e di Parigi. Questo significa compensare le emissioni prodotte attraverso azioni di riduzione e progetti di compensazione che bilanciano completamente l'impatto ambientale. Alcune aziende, però, stanno spingendosi oltre, puntando alla carbon positivity.
Questo approccio ambizioso non si limita a bilanciare le emissioni, ma mira a rimuovere dall'atmosfera una quantità di CO₂ equivalente o superiore a quella prodotta, contribuendo così a ridurre effettivamente la concentrazione di gas serra. Il sequestro di CO₂e – tramite tecnologie di cattura del carbonio, riforestazione, o altre iniziative sostenibili – è una delle strategie chiave che consente di raggiungere questi traguardi, segnando un cambiamento significativo verso modelli di business rigenerativi.
Nel report che fotografa la carbon footprint di un'azienda, le emissioni vengono classificate secondo i dettami del GHG Protocol, uno standard internazionale che distingue le emissioni in tre categorie:
*Location based: metodo di calcolo delle emissioni sempre obbligatorio da presentare nel calcolo delle emissioni di Scopo 2 (come richiesto dal GHG Protocol). Il risultato ottenuto rappresenta le emissioni dello Scopo 2, tenendo conto della produzione media nazionale di energia elettrica nell’anno di rendicontazione.
**Market Based: questa metodologia tiene in considerazione l'approvvigionamento di energia da parte dell’organizzazione (in accordo al proprio fornitore) al netto delle Garanzie d’Origine. Questo metodo è più rappresentativo delle emissioni attuali di un’azienda.
Per facilitare questo processo, il software di Green Future Project (GFP) offre un sistema avanzato per monitorare e ridurre i consumi energetici e le emissioni di gas serra. Il software supporta in due aree principali:
Il software Green Future Project non solo è veloce nell’elaborare i dati, ma è pensato per essere intuitivo. Il sistema consente una rapida generazione di report, ottimizzando tempi e risorse, per un percorso verso la sostenibilità aziendale mirato e a lungo termine.